Tratto dal fascicolo "piccole storie per piccoli visitatori" che fu distribuito ai bambini che qualche anno fa visitarono il museo.
Il re bassottino e le sue poltrone
C’era una volta un re, proprio come nelle favole, il suo nome era Vittorio Emanuele, terzo, come Lupin.
Il suo grande cruccio era la statura, i re delle favole sono tutti alti, belli e forti, ma il povero Vittorio Emanuele non aveva nessuna di queste doti; aveva un bel paio di baffi, ma i baffi non bastano da soli a fare un re.
Per quanti sforzi facesse, anche se da bambino aveva sempre mangiato la minestra (sua mamma gli diceva sempre : “mangia la minestra così diventi grande”) qualcosa era andato storto e lui non superava nemmeno il metro e mezzo, solo “uno e quarantasette” accipicchia, quel numero proprio non gli andava giù.
Quando si sentiva chiamare con il termine “sua altezza” pensava sempre che lo stessero prendendo in giro.
Pensò dapprima di rivolgersi al mago di corte, tutti i maghi sanno far diventare grandi e grossi, ma i maghi di corte esistono solo nelle favole e lui era un re vero, perciò purtroppo il mago non esisteva.
Esistevano però i consiglieri di corte, quindi li radunò e disse loro :”Voglio sembrare alto, trovate una soluzione!” (era il re, quindi poteva dire voglio).
I poveri consiglieri si arrovellarono e si scervellarono sinché uno di loro disse :”mettiamogli dei tacchi alti!”
Ma ve lo immaginate un re coi tacchi a spillo alti 12 centimetri o con le scarpe di lady Gaga mentre passa in rassegna le truppe, magari in un campo sterrato, col rischio di inciampare e cadere?
In ogni caso l’idea non era da buttare, il calzolaio di corte realizzò dei bellissimi stivali con un tacco segreto nascosto all’interno ed il re superò il fatidico metro e mezzo.
Però ancora non bastava, il re era sempre accompagnato da tantissimi funzionari, diplomatici, servitori e così via, tutti volevano stare accanto al re, solo che in mezzo a tutta quella folla il re non si vedeva più, c’era il pericolo di perdere il re da qualche parte perché era ancora troppo basso.
Non si poteva certo dare al re una bandierina e dirgli “maestà, quando vi perdete agitate la bandierina e verremo a riprendervi”, c’era una certa dignità da mantenere.
Il problema fu risolto in modo ingegnoso, anziché una bandierina il re indossò dei cappelli altissimi, con un lungo pennacchio, in modo che tutti potessero dire: “Ecco laggiù il re, vedo il pennacchio”.
Vittorio Emanuele era proprio contento, per risolvere il trascurabile problema che la sua altezza gli impediva di diventare il comandante dell’esercito italiano (serviva proprio il famoso metro e mezzo di altezza) gli bastò fare una legge, l’altezza minima per poter fare il soldato venne abbassata ad un metro e quarantasette e tutto fu a posto (e chi può fare le leggi se non un re?)
Quando la notizia arrivò in Sardegna i giovani mugugnarono: i sardi allora erano bassottini e molti scampavano al servizio militare proprio grazie alla loro limitata altezza (non avevano certo i problemi che aveva Vittorio Emanuele, per loro un metro e quarantasette andava benissimo).
Da allora, purtroppo molti sardi dovettero fare il militare “grazie” a “sua altezza reale”.
Anche le poltrone creavano problemi, scomode perché troppo alte. Non era il caso far usare al re un seggiolone della Chicco, ve lo immaginate un re appollaiato su un seggiolone, magari mentre mangiava la famosa minestrina della mamma con le gambette che penzolavano nel vuoto ?
Sempre lo stesso geniale consigliere trovò la soluzione: “tagliamo le gambe alle poltrone, così il re sta più comodo”; semplice ed efficace, ecco perché le poltroncine del nostro salotto hanno le gambe così corte.
Al re, ancora, restava il problema delle riunioni con i consiglieri: quando si sedevano non c’erano tacchi o cappelli di sorta, erano tutti ancora troppo alti e al re veniva il torcicollo a guardare sempre in su.
La soluzione fu trovata senza spendere un centesimo: “facciamo sedere il re sul divano che è alto e comodo, mentre le persone più alte si siedono sulle poltroncine basse”, poco importava che gli altri stessero scomodi, l’importante era che la testa del re fosse alla stessa altezza delle altre.
Poi il re si sposò con una regina alta ed ebbe figli alti, ma questa è un’altra storia.
Tratto dal fascicolo "piccole storie per piccoli visitatori"
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- Scritto da Roberto Coa
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